Il leader del M5S parla della loro corsa solitaria lontana da grandi alleanze.
Giuseppe Conte nega un possibile ritorno nell’alleanza con il Pd. Ospite a Morning News chiude netto: “Noi nelle ammucchiate non entriamo”. Dopo la settimana ballerina per il centrosinistra tra frecciatine e insulti tra Calenda e Fratoianni è arrivato lo strappo tra Azione e Pd chiudendo un’alleanza durata pochi giorni. “Noi siamo persone serie, i giochetti o i balletti non ci piacciono. Andiamo orgogliosamente da soli”, ribadisce l’ex premier rispondendo alla domanda su un eventuale ritorno insieme a Letta.
Ma a chiudere le porte per Conte è stato lo stesso Pd, non i grillini. “Il Pd si è chiuso le porte da solo, si è messo in imbarazzo da solo. I 5 stelle non chiudono le porte a quelle forze politiche e alle parti sane del paese che vogliono perseguire una agenda sociale vera e una transizione ecologica vera. Noi oggi non siamo stizziti, abbiamo constatato che con il Pd non c’era un progetto sociale adeguato”. Si scopre dopo una lunga coalizione giallorossa che i due partiti hanno poco in comune.
Conte: “Non ci sono i presupposti politici per un’alleanza con il Pd”
“Adesso il Pd ci propone una agenda Draghi. Non ci sono proprio i presupposti politici programmatici per tornare ad una alleanza” spiega Conte. Il leader grillino da tempo ormai mostrava insofferenza per il governo Draghi e i punti su cui il Pd invece si trovava molto in sintonia. Ma ora è tempo di guardare al futuro e in questi ultimi giorni non appare roseo per Letta. “Il Pd sta combinando un disastro politico. Chi è causa del suo mal pianga se stesso“, gongola Conte.
“Di fronte a questo confido che i cittadini apprezzino la nostra coerenza. Noi i progetti li realizzeremo, ci impegneremo a realizzarli con le unghie e con i denti” aggiunge portando acqua al suo mulino. “Entrare in una coalizione in cui c’è tutto e il contrario di tutto, per aiutare qualcuno che è rimasto fuori dalle danze non ci interessa. Il Pd ha dimostrato di preferire la ridente forza politica di Di Maio e Tabacci”, dice Giuseppe Conte con amara ironia contro l’ex capo politico del Movimento su cui aggiunge: “Mi dispiace per la parabola che sta compiendo. Sentirlo abiurare e rigettare alle ortiche i principi e valori sulla base dei quali sono entrato in politica e ho accettato di diventare presidente del consiglio, mi provoca profonda tristezza”.
Per quanto riguarda il programma politico del M5S riparte dai 9 punti consegnati a Draghi, fondamentali per i pentastellati cose che però nessuno, dice Conte, ha voluto confrontarsi con loro. Su Grillo infine chiarisce che le cose si sono sistemate da tempo e che è tutto superato. Mentre Alessandro Di Battista resta “un interlocutore serio privilegiato, se vuole tornare deve cambiare vita, sicuramente potremo lavorare anche con lui”.